Nel 1949 Bill fondò la DDB con Ned Doyle e Maxwell Dane: tutti lo ritennero un pazzo, ma le sue origini e la sua tenacia da li a qualche anno sarebbero riuscite a spuntarla, anche sulle “grandissime” agenzie dell’epoca. Il metodo utilizzato è quello della “verità ad ogni costo”. Fu proprio con campagne incentrate sul semplice “racconto del vero” che la DDB riuscì a procacciarsi clienti noti: fu prima il turno di AVIS, poi quello di VolksWagen. In soli 10 anni la DDB arrivò ad essere riconosciuta da tutto il mondo pubblicitario quale uno dei fari illuminanti i marinai della pubblicità.
Vi lascio con una dichiarazione del Genio Bill Bernach risalente al 1965, dove egli esprime in pochissime parole il suo genio visionario e anticipatore.
William Bernbach e le sue campagne “umane”
Con la campagna “Think Small” di VolkWagen Bill ruppe ogni schema ed esitazione; egli insegnò al mondo pubblicitario l’importanza di non circuire il cliente con messaggi pieni e colorati, di non stordirlo con mezzucci da bordello privi di significato, quanto piuttosto di proporre il prodotto per le sue caratteristiche: per una vettura dalle dimensioni contenute, com’era considerato il Maggiolino, era necessario parlare chiaro con il pubblico di riferimento: Think Small divenne presto uno status, uno “j’accuse” al mondo consumistico americano. Ovviamente in questa ADV tutto pensa in piccolo, anche il visual.
Per la prima volta nella storia della pubblicità il focus di cui discutere non è più il prodotto, ma un cambio necessario di approccio al consumo: Maggiolino non è più un oggetto, quanto piuttosto una risposta alle “necessità umane” nella verità di quello che Bernbach chiama “L’ uomo che non cambia” con le sue debolezze e le sue increspature, ataviche e primordiali.
Per lui il pubblico non va convinto della bontà di un prodotto, ma va conquistato. Possiamo dire con certezza che Bernbach aveva già inteso, ben prima del marketing moderno, che il focus primario della vendita non è il prodotto, quanto piuttosto l’individuo e i suoi bisogni. In questa ADV per Chivas una bottiglia “svuotata” ci parla di amicizia, evocando una serata di condivisione.
A tal proposito vi consiglio questo splendido testo a cura di G. Mazza, Bernbach pubblicista umanista
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2 commenti
Potrei concordare sull’incipit, eccezion fatta per il refuso “senza conoscere i grandi “nomi” che l’anno segnata” che suscita in me un sussulto profondo. L’anno senza H.
E in un testo la cui chiave è la comunicazione lo stridio è assordante.
Effettivamente è stato un refuso. La ringrazio per la segnalazione.