- Alla fine il gran giorno è arrivato: Google ha ufficialmente dismesso la posizione media il 7 Ottobre 2019.
Diciamocelo: è una cosa abbastanza fastidiosa. Ogni volta che Google ci toglie un dato del tutto, crea un’incognita che sarebbe meglio non avere.
Quanti di voi facevano affidamento a questa metrica nel tarare le offerte delle proprie campagne? Io abbastanza, mi era utile per scegliere un placement di mio gradimento e focalizzarmici.
Ma come sopravvivere in un mondo senza posizione media?
Parliamo prima di cosa abbiamo come tampone a questa situazione, di come leggerlo ed infine di come sfruttarlo per raggiungere i nostri risultati. Come inserzionista mi sono giustamente preso all’ultimo nel trovare una risposta a questo problema che in realtà era annunciato da mesi, e voglio condividere con voi la mia interpretazione della novità e di come la sto sfruttando nelle mie campagne.
Absolute top: il nuovo modo di essere primi.
Google ci viene in “aiuto” con qualche metrica, abbastanza vaga, ma che comunque prova a metter una pezza al danno causato:
Il tasso impressioni superiore assoluto: la percentuale di volte che il nostro annuncio è primo assoluto nella rete di ricerca.
Il tasso impressioni superiore: la percentuale di volte che il nostro annuncio è nella parte superiore della pagina di ricerca (tra i primi quattro, per intenderci).
Facciamo un rapido esempio. Se il mio annuncio ha un tasso impressioni superiore del 15% vuol dire che su 100 impressioni, 15 volte ero tra i primi quattro risultati. Se il mio annuncio ha invece un tasso impressioni superiore assoluto del 5% vuol dire che su 100 impressioni, 5 volte ero il primo in assoluto, per l’appunto.
Questo nuovo modo di intendere la posizioni dei nostri annunci, “sdrammatizza” molto sull’effettiva posizione che essi hanno tra i primi quattro, ponendo l’asticella molto prepotentemente sul “sei tra i primi sopra” oppure no.
Google sembra voglia intendere che le ex posizioni 2,3 e 4 abbiano lo stesso valore dal punto di vista delle performance, quando secondo me, questo non è vero.
Leggere i dati, traslare il metodo di lavoro antecedente alla modifica alla situazione attuale.
Se prima poteva creare danno o preoccupazione l’essere 5°,6° o 7°, ora la preoccupazione la deve dare un tasso impressioni superiore con una % piuttosto bassa. Sostanzialmente più questo valore è basso, più saremo a fondo pagina. Viene da se, che nella valutazione di una campagna, per verificare che essa sia stata messa nelle condizioni di lavorare, occorre puntare a valori piuttosto alti (>80%).
Riguardo l’altro valore, dipende da come siete abituati: io personalmente non ho mai voluto essere sempre primo assolutamente, tranne che nelle campagne brand. Pertanto, ho applicato alle mie colonne la metrica, ma la guardo in modo meno importante rispetto alla sorella più generica.
Vie collaterali: l’importanza di monitorare la quota impressioni persa per budget e ranking
“Ho attivato le colonne e noto una % tasso impressioni parte superiore piuttosto basso, cosa succede?”
Se è vero che la visualizzazione del dato è cambiata, è vero anche che le metriche collaterali sulla quale lavorare sono rimaste le stesse. Anzi, forse hanno acquisito ancora più importanza. Quando andate a valutare la posizione media ops, il la % tasso superiore di una vostra campagna, non dimenticate le sempre cara quota impressioni persa per budget e per ranking. Se notate picchi in ribasso sulla posizione dei vostri annunci, queste due metriche possono aiutarvi a ritrovare la retta via.
Cosa dire al cliente “fissato” con la posizione media?
Sostanzialmente “picche”. La decisione di Google è ovviamente inappellabile e anzi, dovrebbe aiutarlo a riflettere sull’effettiva importanza di essere sempre i numeri 1. Potete consolarlo con il tasso impressioni superiori assoluto, ma rimane un dato utile per arrivare ai risultati e secondo me non un indicatore di performance così fondamentale.
E voi invece, come avete affrontato questo drammatico cambiamento? Fatecelo sapere nei commenti!
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