Con il termine scheumorfismo (parola difficile, concetto semplice) si indica una particolare forma di ornamento o rifinitura grafica, con cui un oggetto viene rappresentato digitalmente attraverso espliciti rimandi alle sue caratteristiche fisiche. Essendo contorta la definizione, l’ideale è fare qualche esempio.
A tutti sarà capitato di acquistare un eBook che sul sito di vendita online viene mostrato – insieme ad altri “volumi” – poggiato su uno scaffale di legno. Ovviamente non esistono né il volume né lo scaffale, però la loro rappresentazione realistica agevola l’utente perché è qualcosa di conosciuto e familiare. Sono scheumorfici anche i post-it digitali che simulano l’aspetto e la forma di quelli reali, e che vengono mentalmente associati all’idea di “adesso prendo un appunto”. Esistono anche scheumorfismi sonori, come il rumore di carta stropicciata che il sistema emette quando vuotiamo il cestino (per inciso, è scheumorfico anche l’icona del cestino).
La moda dello scheumorfismo
La grafica scheumorfica è stata ampiamente utilizzata da Apple, e lo stesso Steve Jobs ne era un acceso fautore. Con l’avvento dell’iphone e il dilagare dei dispositivi touch era necessario fornire agli utenti delle interfacce immediatamente comprensibili; ecco perché, per esempio, l’icona corrispondente a “scatta una foto” rappresenta una classica macchina fotografica stilizzata e quella di “registra” raffigura una tipologia di microfono ormai caduta in disuso da tempo. Tutto per agevolare il passaggio intuitivo tra quello che già si conosce e le nuove funzioni che bisogna imparare a usare.
La moda dello scheumorfismo ha avuto vita breve, un po’ per l’evoluzione dello stile e delle tendenze, un po’ a causa di alcuni aspetti negativi:
- Creare immagini, icone e fondini iperrealistici richiede molto lavoro;
- Si generano file piuttosto pesanti, perché non sono vettoriali ma necessariamente raster;
- Non sono adatti ai codici di programmazione web CSS e HTML5 e per i siti responsive;
- Sono troppo legati al variare delle mode e vengono presto percepiti come obsoleti.
Il flat design e la tendenza minimalista
La tendenza che ha parzialmente soppiantato lo scheumorfismo è il flat design, diventato popolare dopo il processo di restyling delle interfacce Microsoft iniziato nel 2010.
Via le texture materiche, via le sfumature, i riflessi e le ombre, il tutto in favore di uno stile bidimensionale “piatto” (flat) e minimalista, con semplici sagome geometriche dai colori basici.
Lo stile flat ha solide radici nell’arte, perché deriva dal neoplasticismo di inizio 900; le famose opere del pittore olandese Piet Mondrian sono già in effetti un manifesto programmatico del flat, così come molti manufatti della stessa epoca e dello stesso movimento artistico.
Le nuove frontiere dello stile grafico
Riassumendo, lo scheumorfismo crea dei nessi fra il mondo reale e la sua rappresentazione iconografica, mentre lo stile flat rompe decisamente gli schemi, abbandona il realismo e propone una nuova visione – oltre che, naturalmente, un diverso approccio alla funzionalità.
Pure in questo caso, vediamo direttamente gli aspetti negativi – i quali, del resto, stanno decretando il tramonto anche di questa corrente di stile:
- L’eccessivo minimalismo del flat spesso risulta anonimo, poco incisivo e privo di personalità;
- Come tutte le mode, è destinata a essere soppiantata da altre [se ne intravvedono già, e ne parleremo subito];
- È inadatto quando le informazioni da trasmettere o le operazioni da compiere sono numerose; se parliamo di web, in alcuni casi ne risente l’usabilità.
Coco Chanel, una che se ne intendeva, ha detto che “le mode cambiano, lo stile resta”. A conferma di questo assunto, un paio d’anni fa Google è intervenuta a sua volta nella disputa inaugurando lo stile “quasi flat (almost flat), detto anche “scheuminimalismo”, fondendo i due concetti finora descritti.
Apple, Microsoft, e adesso Google; a quanto pare, sono i colossi informatici a dettare le nuove tendenze visive.
Comunque, nel “quasi flat” permane la preferenza per le geometrie semplici e la purezza del tratto, ma torna qualche accenno di texture cartacea o genericamente materica, tornano le ombre l’effetto rilievo. La gamma cromatica si allarga e torna in auge la diagonale, che per i fanatici del flat era quasi un tabù.
Il Material Design è la nuova frontiera dello stile grafico.
Ma quanto durerà?
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