Abbiamo già avuto modo di analizzare alcune delle più importanti figure retoriche pubblicitarie, che vi ricordo NON sono assolutamente da confondersi con quelle letterarie.
Ora procederemo con il nostro elenco descrittivo per completarlo e offrirvi un panorama il più completo possibile.
- Iperbole.
Questa figura retorica, tra tutte, è quella che personalmente prediligo. In buona sostanza essa risponde alla domanda “Tanto quanto?”. Normalmente si estremizza una caratteristica di prodotto – iperbole positiva. Famoso è il ciclo pubblicitario dei “Rotoloni Regina”, quelli che “non finiscono mai”. Sono talmente tanto lunghi che non si esauriscono.
L’iperbole in pubblicità può anche essere negativa: si estremizza cioè non una qualità del prodotto, ma quanto piuttosto una peculiarità del problema al quale il prodotto vuole rispondere. A tal proposito richiamo il ciclo di Ferrero per Fiesta: <<Non ci vedo più dalla fame>>:, in buona sostanza si propone Fiesta come unica soluzione alla fame. Il settore farmaceutico prende spesso a piene mani da questa figura retorica; provate a trovare on-line almeno un paio di advertising costruite grazie ad una iperbole.
In questo caso si rende iperbolica una peculiarità del prodotto; in buona sostanza Arena ci sta dicendo che i suoi prodotti sono “talmente tanto performanti che…” anche un nuotatore può essere più veloce di uno squalo.
- Antonomasia.
Questa figura retorica ci permette di sostituire l’oggetto centrale del discorso con un segno di ampia forza iconica. Se sul piano linguistico l’espressione “La terra del Prosecco” sostituisce “Il Veneto”, su quello dell’immagine la fotografia della cupola di San Marco a Venezia sta per quella regione. Nel caso a seguire l’intento di Barilla è quello di associare il proprio nome/prodotto a quello di colei che rappresenta il meglio del canto italiano, Mina appunto. L’intento è quello di rafforzare la propria immagine. I testimonial, quando non sono usati in modo assolutamente impertinente – è il caso di Banderas e Mulino Bianco – hanno proprio questo compito.
- Personificazione
Tra le figure retoriche, la personificazione è quella più “abusata”, spesso male o al limite dell’accettabilità. A tal proposito vi rimando, tra tutti, all’omino Michelin. Questa personificazione, come quella di Epuron per il vento di cui al video “Wind”, sono studiate in modo intelligente e interessante.
Si può dire lo stesso di “biscottini danzerini” o delle “scatolette di tonno con braccia muscolose”? Se volete comprendere come NON SI DEVE mai USARE una personificazione guardate questa pubblicità di Ponti.
Scopri la prima parte del mio elenco di figure retoriche: clicca qui
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