Verso il termine dei corsi di Graphic Design, gli allievi spesso chiedono suggerimenti per la corretta stesura del proprio curriculum vitae. È lo strumento con cui si proporranno al mondo del lavoro, e vogliono giustamente evitare di incorrere in errori o goffaggini. Ecco dunque alcuni consigli di carattere generale per un CV che venga tenuto in considerazione, scongiurando la triste eventualità del cestinamento immediato (il famoso “le faremo sapere” che resta tale per sempre).
Prima di tutto, una parola sul “formato europeo”, il famigerato “Europass”. In effetti è sufficiente solo una parola: scordatevelo. In ambito creativo non è apprezzato, per una serie di validi motivi. Si basa su uno standard di stampo grigiamente burocratico, non esprime la vostra personalità, è corredato di troppe informazioni, penalizza i giovani che non hanno ancora alle spalle sufficienti esperienze, annoia i reclutatori per la sua inevitabile lunghezza. Pertanto, mettiamoci una pietra sopra e andiamo avanti.
Nella parte alta del documento, inseriremo i nostri dati anagrafici. Nome e cognome, luogo e data di nascita, indirizzo di residenza. Punto e basta. Lo stato civile (coniugato/a, nubile, fidanzato, seduttore seriale) è ormai considerato un dato personale e sensibile, che eventualmente comunicheremo in sede di colloquio qualora ci venga richiesto.
Subito sotto i dati anagrafici, indicheremo il nostro recapito telefonico e la nostra mail, leggermente discosti in modo che risultino evidenti a colpo d’occhio. Anche se possediamo un fax, è un’informazione sacrificabile. Avete mai sentito di qualcuno che ha ricevuto la risposta a un curriculum via fax?
Le persone di sesso maschile sopra una certa fascia di età, aggiornando il CV elimineranno (se ancora presenti) le formule “militesente” o “milite assolto” che ormai risultano malinconicamente ottocentesche, visto che il servizio militare non è più obbligatorio da molti anni, e si spera rimanga tale.
Tutti indistintamente elimineranno anche la voce relativa al tipo di patente conseguita. Non ci stiamo presentando per guidare il furgone di un Corriere Espresso, e il fatto che sappiamo manovrare un muletto è ininfluente. Si dà per scontato che in qualche modo il posto di lavoro lo raggiungeremo, visto che ci stiamo candidando.
Voce successiva, il nostro percorso scolastico. Sarà sufficiente indicare l’ultimo titolo conseguito, Diploma o Laurea, omettendo la votazione, ottima o pessima che sia.
A seguire, gli eventuali corsi frequentati. Il fiore all’occhiello sarà quello di Graphic Design seguito in Veneto Formazione, ovvio, ma sono importanti anche gli studi di lingue straniere con il grado di padronanza ottenuto, i master, i seminari e i corsi seguiti all’estero.
Sono stato bravo e ne vado orgoglioso. Sapevatelo.
Sbrigata la parte formale, il CV entra nel vivo con l’elencazione delle nostre esperienze lavorative.
Iniziamo dalla più recente andando a ritroso, o al contrario iniziamo dalla più remota e veniamo verso il presente? Su questo punto esistono diverse scuole di pensiero. Dipende da quante sono le esperienze in questione: se sono veramente numerose, iniziando dall’ultima eviteremo al reclutatore di sorbirsi tutta la storia della nostra vita prima di arrivare al dunque. Se siamo giovani e ci stiamo affacciando al mondo del lavoro, l’elenco sarà fatalmente breve e il problema non si pone. In ogni caso, descriveremo la mansione ricoperta e, sinteticamente, quale giovamento riteniamo di aver tratto da quell’esperienza in termini di crescita professionale. Non siamo solo numeri e date, mostriamo anche di essere consapevoli e capaci di valutare il nostro operato.
In fondo al curriculum, ritengo sempre opportuno inserire una sintetica nota nella quale descriviamo i nostri interessi e le nostre attitudini. Un centinaio di parole per dire che siamo appassionati d’arte, di musica o di montagna. Che siamo attivi nel volontariato, di qualunque natura. Che siamo esperti di letteratura scandinava o che vinciamo ogni torneo di scacchi al quale partecipiamo. Poche parole per rendere il nostro CV personale, descrivendo caratteristiche che appartengono solo a noi e ci individuano come persone a tutto tondo.
Sono apprezzate anche le prerogative caratteriali: l’estroversione, la versatilità, la capacità di adattamento alle situazioni, quella di saper fare la propria parte in un team di lavoro e, se richiesto dal ruolo, di sapere gestire un team di persone in veste di supervisore.
Nota dolente ma fondamentale: tutto ciò che ho descritto deve stare in una singola pagina A4, massimo due. Pertanto, sintesi e organizzazione (ordine e disciplina, si diceva una volta).
Tutto questo per quanto concerne i contenuti.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico, molto importante per chi si presenta come Graphic Designer, le cose da dire sono molte e saranno trattate nel prossimo articolo, ovvero la parte seconda.
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