Proprio ieri gli emoji hanno compiuto 34 anni. Tanti auguri.
Il primo emoticon sarebbe stato utilizzato, infatti, il 19 settembre 1982 in un messaggio apparso in una BBS del Carnegie Mellon University, dall’informatico statunitense Scott E. Fahlman per sottolineare l’ironicità di una sua frase, poiché spesso un commento umoristico non veniva preso per tale e dava adito ad interminabili discussioni. In quel caso la proposta ebbe successo. Fahlman, in seguito, si rammaricò di non aver conservato il messaggio, che al momento non gli sembrò così importante, ma il messaggio fu poi recuperato da un salvataggio su nastro:
Il dott. Fahlman non sapeva che da quel giorno sarebbe cambiato il modo di interpretare i messaggi e più in generale di comunicare. Ben presto infatti, con la diffusione dei cellulari e di conseguenza degli SMS, gli emoticon iniziano la loro inesorabile ascesa.
Negli anni ’90, dal Giappone, iniziano a diffondersi in tutto il mondo gli emoji, una rappresentazione pittorica degli emoticon. I primi smile, i primi animaletti.
Nel 2011, Apple introduce l’uso degli emoji negli iPhone. Il fenomeno diventa definitivamente di massa e ben presto ogni supporto di comunicazione, da Skype alle email, rendono disponibili sempre nuovi emoji che regolarmente aumentano il loro numero e la personalizzazione.
Usare gli emoji nella comunicazione funziona?
Pensiamo per un attimo al motivo che ha spinto il loro primo utilizzo, ovvero enfatizzare un concetto per renderlo meno impersonale, moderandone il tono.
Oggi li utilizziamo ancora in questo modo ma la comunicazione ha subito una ulteriore evoluzione. Gli emoji sono diventati parola, pensiero. Sono un forte punto di attrazione, ma anche un motivo di discussione per quanti invece sostengano che la comunicazione tra persone non possa escudere la parola.
Da un punto di vista marketing, l’interazione attraverso gli emoji è ampiamente condivisa e risulta un trend in crescita nei prossimi anni.
I motivi sono diversi. Ecco i più importanti.
- Come prima cosa, l’utilizzo degli emoji ha permesso alle aziende di raggiungere fasce di popolazioni più giovani, attraverso uno stile di comunicazione più vicino alle loro abitudini.
- I sondaggi dicono che quattro millennial su dieci comunicano solo attraverso le immagini. Questo campione è anche quello che fa più uso di internet da mobile.
- Gli emoji utilizzati all’interno delle comunicazioni pubblicitarie generano un’attenzione maggiore che di conseguenza aumenta anche il coinvolgimento e il tasso di conversione, maggiore del 33% rispetto un messaggio che non ne fa uso.
- Gli emoji sono una lingua universale e in tutto il mondo il loro significato è comprensibile.
- Sono immediati. Non sono l’unico a sostenere il trend dell’immediatezza. In tutte le comunicazioni, minore è il tempo che utilizzi per far passar un messaggio e più facile risulta che il messaggio venga ricordato nel tempo. Vedi anche il maggior utilizzo di immagini, gif, video…per non parlare dei live.
Non vi sembra abbastanza?
Pensate che nel corso degli ultimi 12 mesi, il numero dei messaggi inviati ai clienti attivi che includono emoji è aumentato del 609%. Su Android, l’aumento è addirittura cresciuto dell’848%.
Più di 800 milioni di messaggi emoji sono stati inviati nel mese di giugno 2016, erano 145 milioni a giugno 2015.
Come usare gli emoji
Oggi esistono 6 miliardi di modelli diversi di emoji. Sono ovunque, fanno parte della nostra tastiera mobile e ovviamente li troviamo anche nei social network.
Vengono usati nelle comunicazioni business, principalmente per rendere unica la comunicazione, arricchendola di significato, oltre ad essere, come detto in precedenza, un ottimo sistema per attirare l’attenzione.
Nelle email, l’utilizzo di emoji nell’oggetto, soddisfa proprio quest’ultima esigenza, infatti sono spesso utilizzati dai messaggi spam.
I grandi marchi internazionali a volte utilizzano gli emoji in modo alternativo e originale, come nel caso del comunicato stampa di Chevrolet.
Sicuramente fuori dal comune.
È tuttavia nei social network che gli emoji trovano il loro ambiente naturale ideale. Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat sono i principali attori di questa rivoluzione. Per non parlare delle principali applicazioni di instant messaging come WhatsApp, Facebook Messanger, Telegram, WeChat e il neonato Allo di Google.
In Facebook e Instagram sono maggiormente utilizzati per enfatizzare un messaggio testuale, oppure come commento veloce di approvazione e disapprovazione, vedi anche l’introduzione delle nuove reaction di Facebook. In quest’ultimo caso, possono rappresentare anche un ottimo sistema di analisi dei post pubblicati.
In Twitter, invece, gli emoji hanno letteralmente sostituito il testo. Il loro utilizzo è talmente alto che, se volete, potete controllarlo in tempo reale. Il limite di 140 caratteri che impone la piattaforma, ha spinto la creatività dei marketers ha realizzare nuove e divertenti combinazioni per raggiungere i loro utenti in modo originale.
Domino’s Pizza è addirittura arrivato a comunicare ai suoi clienti di ordinare la pizza con un emoji comodamente seduti sul divano.
E se l’emoji non si adatta perfettamente al tuo brand perché non crearne uno personalizzato? Molte aziende hanno messo a disposizione di loro utenti dei set completi di emoji da scaricare e utilizzare. Un modo divertente e molto efficace per fidelizzare i clienti e creare con loro una relazione di amicizia più che commerciale. questa strategia è un potente mezzo psicologico per costruire il consenso di marca ed educare nuovi brand influencer.
Su Twitter gli emoji hanno condizionato anche gli hashtag. Essendo maggiormente evidente, l’emoji aiuta gli utenti di Twitter ad individuare velocemente gli hashtag di riferimento, diventando in oltre un ulteriore stimolo all’utilizzo. Si parla in questo caso di branded hahstag. Non sono creati automaticamente dagli utenti, come per avviene per gli altri hashtag, ma sono inseriti da Twitter stesso, ovviamente su richiesta de.
Nel 2014 per la prima volta Twitter introdusse gli hashflags in occasione della Coppa del Mondo, per stimolare l’utilizzo da parte degli utenti
CocaCola, nello stesso anno, è stata la prima azienda ad introdurli in un proprio hashtag.
Oggi sono sempre utilizzati, anche in occasione di eventi particolari, come la Notte degli Oscar.
Cosa sarà il futuro degli emoji non possiamo saperlo. Quel che è certo, la comunicazione è profondamente cambiata negli ultimi dieci anni e il legame con le immagini sarà sempre più forte.
Avremo modo di parlarne in un altro articolo.
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